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al testo di Annalisa Scialpi
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Il suo silenzio è lama; ‘zitta, scema’ dice. Scema perché sai, sai più di me che non so soffrire non so amare non so vivere, che urlo se dalla doccia scende acqua fredda.
Ma tu come fai? Oh sì, tu, dannatamente bella, che ridi anche tra le lacrime!
Perciò zitta, ti metto in un angolo, ti tradisco, così il mio puzzo di verme svapora nella rabbia col senso di me, dannato senso di me!
Ho i muscoli, me li sono fatti in palestra mentre mi scopavo le altre, ma quando la notte mi piscio sotto e non dormo perché il buio mi spaventa come ai bambini
io ti chiamo io ti cerco io ti voglio, perché tu sei la più perfetta tra le madonne; culla di carne di cannella infinita.
Non hai bisogno di me e lo so.
Perciò domani ti ignorerò, della nostra notte mi dimenticherò e tu resterai appiccicata a questo ragno coi tuoi capelli di luce ridotti a tentacoli da sopravvissuta.
E non guardarmi così, perché mi scavi dentro, fin dentro le tarme della mia assoluta inutilità ed io ti odio, ti odio così tanto che quasi ti uccido, perché tu tutto vedi di me e tutto sai
e sei potente come l’amore che io non posso tentare, perchè non ho il coraggio! E allora ti uccido, perché così non mi vedo, perché non mi riesco nemmeno ad impiccare!
Dio quanto sei bella, dio quanto sei bella; ma ora il terreno sta crollando sotto ai miei piedi.
La luna è già alta, dio padre si sta sgretolando tra i pulpiti, le porpore macchiate e gli obelischi ed io devo scappare,
più presto, più veloce,
lontano da me, più lontano, come corrono i pazzi che non sanno dove andare, come corrono quelli che non sanno amare. |
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